Tatiana Schirinzi: come creare un team liquido, sistematizzare i preventivi e tanto altro…

Aiuta le aziende a farsi trovare online facendo SEO e AdWords

Spunti utili:

  • Perché la sua azienda si chiama La Scribacchina e come ha iniziato la carriera
  • Come fa rete con altri professionisti complementari a lei… il cosiddetto team liquido che le consente di fatturare cifre interessanti
  • Come trova clienti per nuovi progetti SEO e AdWords (c’è di mezzo anche la sua passione per gli hotel)
  • Il modo curioso in cui ha preso uno dei clienti più rinomati del suo portfolio: la rivista Internazionale
  • Come gestisce in modo sistematico le richieste di preventivo, utilizzando assistenti virtuali

… e altro come progetti per il futuro, libri consigliati e persone da seguire!

Questa Conversazione Illuminante è con Tatiana Schirinzi,
aka La Scribacchina. Buona lettura!

Il tuo lavoro spiegato alla zia

Tatiana, iniziamo dalla nostra domanda rompighiaccio: sei e alla cena di Natale e hai tua zia, con cui non parli mai, di fianco. Ti chiede cosa fai di lavoro, cosa le rispondi?

Le dico che aiuto le aziende a farsi trovare, cioè ad avere più clienti o clienti di migliore qualità.

E invece se vuoi spiegarlo a me che sono un po’ più tecnico della zia?

Sono una consulente SEO, ovvero quella parte del marketing online che riguarda l’ottimizzazione per i motori di ricerca.

Mi occupo sia di SEO sia di Google AdWords, che sono due cose strettamente collegate. Sulla pagina dei risultati di Google, AdWords riguarda gli annunci a pagamento (quelli in alto con la scritta “Ann.”), mentre la SEO riguarda i risultati naturali, detti anche organici o gratuiti.

Quindi quello che faccio è collaborare con le aziende una tantum oppure in modo continuativo.
In entrambi i casi analizzo la loro attività: i servizi, i prodotti, le varie nicchie in cui operano e poi riprogetto il loro sito – a livello di architettura delle informazioni, non di design – e lo ottimizzo così da far trovare i servizi e i prodotti individuati al maggior numero possibile di persone già potenzialmente interessate.

Con alcuni clienti può capitare anche che li aiuti a riorganizzare un po’ l’offerta, soprattutto per quanto riguarda i servizi. Quasi sempre inoltre nel progetto sono coinvolte altre persone, almeno un web designer e un copywriter.
Il web designer ristruttura il sito, il copywriter scrive. Questi possono essere del cliente oppure parte del mio team.
Diciamo che nella pratica ci sono tre modalità di integrazione di queste figure: possono essere del mio team, proposte direttamente dal cliente o scelte dal cliente all’interno di una rosa di persone suggerite da me.

Box d’intermezzo per evidenziare il fatto che… Tatiana potrebbe limitarsi a offire i suoi servizi di SEO/AdWords a testa bassa senza interagire più di tanto con altri professionisti (o peggio, potrebbe lamentarsi del fatto che i web designer/copywriter non collaborano con le sue direttive).

Ma invece fa l’opposto: fa rete con altri e si prende cura del risultato finale – cosa che sicuramente le porta progetti (e fatturato) più interessanti. Questo aspetto tornerà per tutta la conversazione… ma ci tenevo comunque a evidenziarlo per bene fin da subito! 🙂

Come hai iniziato questa professione?

Perché la scribacchina? Cosa c’entra con questo servizio?

Quando ho iniziato, creando il mio sito nel 2012, mi occupavo di scrittura di contenuti in ottica SEO. Ho pensato questo nome, ispirandomi al romanzo di Mario Vargas Llosa “La zia Julia e lo scribacchino”.

È un romanzo ambientato in America Latina negli anni ’50 in cui lo scribacchino scriveva radiodrammi. Aveva molto successo pur scrivendo cose di non grande spessore, in qualche modo. Quindi il nome che avevo scelto era ironico.

Perché se non sbaglio hai studiato lettere?

Quasi! Sono laureata in storia contemporanea.

Quindi agli esordi eri focalizzata sulla scrittura poi è capitato qualcosa perché adesso non fai più scrittura?

No è stato un cambiamento abbastanza veloce, dopo aver fatto il mio sito sono andata a Berlino dove ho trovato lavoro come online marketer per il mercato italiano e mi occupavo anche di SEO.

Eri assunta?

Sì ero in azienda, una posizione junior ma full time quindi ho appreso tante cose molto velocemente.
Nel frattempo il mio sito, che era ottimizzato, ha cominciato a funzionare: dopo sei-otto mesi ha iniziato a portarmi clienti. Quindi all’inizio prendevo lavori un po’ misti SEO, copy, eccetera… ma subito ho visto che la SEO era la scelta migliore perché molto più remunerativa e alla fine mi piaceva.
Scrivo ancora adesso, ma mi piace scrivere cose per me.

Tipo narrativa?

No narrativa no mai, scrivo per il mio blog ad esempio o per la mia newsletter. Nella mia vita precedente scrivevo cose per la ricerca storica, ora invece scrivo cose sulla SEO o sull’approccio alla vita o all’attività in proprio. Per i miei clienti invece non scrivo mai, mi occupo solo della SEO o della strategia nel suo complesso.

Per finire il capitolo sulle tue origini… c’è stato un momento di svolta che ti ricordi, in cui ti sei detta – finalmente ho fatto un salto-

Forse nel 2014, quando ho fatturato € 30.000.

Quando sei uscita dal famoso regime dei minimi?

No, ne sono uscita solo l’anno scorso: sono stata nei minimi dal 2014 al 2016. Però nel 2014 aver fatturato € 30.000 ed ero felice perché era quello che mi serviva.

Quando parli di fatturato intendi prima dei costi o perché non hai costi sostanziali per cui è la stessa cosa?

  Sì, a quel tempo non avevo costi.

Su che cifre di fatturato viaggi?

Invece noi adesso ti stiamo intervistando perché nel questionario di profilazione alla voce guadagni hai messo sopra i 50.000 euro. Vuoi dirci in che range sei?

Sì, l’anno scorso io ho fatturato poco più di € 140.000 ed era il mio primo anno fuori dai minimi.

Quindi sei andata bella carica! Però immagino che adesso lavori in rete per cui su € 140.000 euro di fatturato il guadagno è meno

Sì, poi li ho divisi con altre persone, diciamo 100 erano miei e 40 del team liquido.

Come trovi nuovi clienti per progetti di SEO e AdWords?

Beh comunque mi sembra un ottimo risultato, complimenti! Quindi abbiamo ufficialmente inaugurato la sezione “più fatturato” dell’intervista con questa domanda…

A proposito la domanda che secondo me tutti si fanno è come trovare buoni nuovi clienti andando oltre il passaparola. Forse lo stiamo chiedendo alla persona giusta?

Sì, secondo me è utile farli arrivare direttamente dal sito. A me arrivano direttamente dal sito naturalmente 🙂 Mi trovano su Google, grazie alla SEO.

Hai fatto bene il tuo lavoro insomma, anche per te stessa.

Sì, poi si potrebbe migliorare sempre tantissimo. Vivo sempre dell’ottimizzazione che ho fatto quando ho rifatto il sito tre anni fa. Da qualche mese gestisco bene anche la pagina Facebook grazie a Giulia Modena, la mia social media manager. Però non saprei dire con esattezza in che termini funziona, non ho misurato bene. Senz’altro però mi aiuta nel complesso, anche a raccontarmi.

Funziona sempre bene anche il passaparola, ma non basandosi sul caso: funziona per esempio avere delle buone relazioni con delle figure complementari. Per esempio per me i web designer sono molto importanti. Avendo delle buone relazioni è più facile che arrivino con costanza clienti.

Ve li passate a vicenda, diciamo

Sì, però devono essere sempre persone ben selezionate, che ti piacciono per come lavorano. Mai stare in una relazione con una persona che non ti piace solo nella speranza che ti possa portare clienti.

Questo lo dici perché hai in mente delle situazioni passate in cui magari non sei andata avanti?

No no, vedo a volte altre persone che sono incastrate e si lamentano. Invece io dico di no se qualcosa non mi torna, mi piace scegliere le persone. In generale approfondisco la conoscenza con le persone senza secondi fini, cioè solo perché la persona mi sta simpatica e mi interessa. Dopo di che, spesso, le cose vengono da sole e si inizia a lavorare insieme

Ok, interessante! Quindi tu intendi il passa parola non tanto da cliente a cliente ma nella tua rete di professionisti.

Sì, infatti sono due tipi di passaparola diversi. Il passaparola da cliente a cliente è importante come quello nella rete di professionisti. In ogni caso, bisogna essere sempre gentili e ricordarsi chi ti ha portato dei clienti.

Un’altra idea importante è quella di scrivere delle cose per il pubblico in target.

Fammi un esempio…

Per esempio, io per tanti anni ho scritto per C+B ,un blog per donne in proprio fondato da Francesca Marano che prima era una web designer freelance ed ora è la community manager di Siteground.

Per C+B avevo iniziato a scrivere solo perché mi piaceva molto, non avevo pensato subito che poteva portarmi clienti.
Mi piaceva il progetto, ne ero entusiasta e avevo la mia rubrica di SEO.

Poi un’altra cosa che faccio regolarmente: se mi chiamano per dei corsi o degli eventi accetto quasi sempre… tranne nei rari casi in cui quell’evento non mi piace o se il corso è pagato poco. In quest’ultimo caso non accetto assolutamente.

Se invece è perché penso di non aver tempo, no, cerco sempre di sforzarmi. Quindi se l’evento mi piace, ci vado sempre, in particolare gratuitamente se l’evento è noprofit o quasi. Se il corso mi sembra carino ed è ben pagato, anche, ci vado senz’altro. Anche questo magari mi ha aiutato.

Come hai preso il cliente più rinomato del tuo portfolio?

Ok, ora raccontami di questo cliente, Internazionale (il settimanale) che spicca decisamente nel tuo portfolio clienti

Sì, quella è una storia molto anomala, perché solitamente i clienti mi trovano non li cerco mai io, invece quello è l’unico che io ho cercato.

È una storia proprio buffa, ha dell’incredibile. Credo fosse il 2014, io vado ogni anno al festival, quello che fa Internazionale a Ferrara.

Allora, quel giorno c’era la presentazione del sito nuovo che sarebbe andato on-line dopo qualche settimana.

Lì mi sono accorta che mancava completamente la SEO: c’era anche un mio collega che da gennaio è un mio socio, diciamo il mio doppio.

Lui all’epoca lavorava in un’azienda informatica grande: siccome nel 2014 io ero ancora molto piccola, un po’ mi vergognavo a propormi da sola, così ho chiesto a lui di proporci insieme a nome della sua azienda.

In realtà, i responsabili di Internazionale sono persone gentilissime e a loro forse non sarebbe nemmeno importato il fatto che io fossi una piccola realtà.

Dici che avresti potuto prenderlo da sola?

Questo non lo so, però dopo un anno e mezzo, l’ho preso direttamente io, tanto ormai c’eravamo conosciuti e quell’azienda non era tanto interessata. Anche se Internazionale è una rivista di prestigio, la SEO non è che fosse proprio il core business dell’azienda.

Interessante, avevi una spalla che ci metteva il nome e poi sei entrata tu a gamba tesa

Esatto, però loro l’azienda non l’hanno mai conosciuta, abbiamo fatto sempre tutto noi, io e il mio attuale socio.

Poi comunque sono persone molto gentili, i clienti ideali. Quando hanno visto che era una cosa che gli serviva sono stati subito aperti.

Quindi questo, diciamo, è l’unico caso in cui sei andata tu direttamente a prendere un cliente?

Sì, poi proprio ogni tanto, mi capita negli alberghi, siccome io amo molto gli alberghi, se magari vado in vacanza e vedo che un albergo mi piace e non è promosso bene, mi propongo… sempre meno però, altrimenti devo lavorare anche in vacanza.

Un albergo in Liguria che io seguo da tanti anni l’ho preso così.

Interessante, quindi alla conversazione in reception?

Sì, esatto subito.
Comunque anche nel caso in cui si cercano i clienti non bisogna vergognarsi.

Io visto che faccio SEO, mi vanto del fatto che mi trovano proprio grazie alla SEO 🙂 E naturalmente in generale preferisco l’inbound marketing, ma è se è necessario io consiglio anche di andarli a cercarli i clienti.

Ad esempio, il marito di una mia amica è un imprenditore tessile e anni fa mi diceva che non si è mai fatto problemi a girare l’Italia per cercare di piazzare la sua biancheria. La cosa mi aveva molto colpito. Se ci tieni veramente e credi nel tuo prodotto, se non hai clienti devi fare il possibile.

Sì infatti hai ragione. Molti freelance non fanno mai promozione diretta, vediamo che vanno avanti per passaparola però dopo quattro o cinque anni non crescono più, se non hanno un canale come può essere il SEO. Essere piazzati bene può aiutare. Quindi, sul fronte canali abbiamo visto tutto.

Sì, la SEO, gli eventi

Le vacanze…

Sì infatti ho un sacco di biglietti da visita, di hotel che mi piacerebbe seguire da richiamare 🙂

Ma hai altre cose del genere tipo questa degli hotel per altri servizi che fai?

No no, forse perché dell’hotel mi ricordo dato che ho una vera passione per questo tipo di attività.

Come gestisci le richieste di preventivo?

Tu hai detto che i clienti che ti trovano, quindi avrai svariate richieste dal sito o dalle e-mail, come fai a scremare i clienti e a riconoscere quelli da evitare?

Praticamente, io adesso ho codificato un processo: ci sono due tipi di clienti, quelli solo SEO e quelli SEO + sito. Come ti dicevo, il sito lo andiamo sempre a toccare però è diverso dalle persone che ti chiedono già dall’inizio di rifarlo.

Il sito lo andiamo sempre a toccare appunto ma magari hanno già un loro web designer.
SEO + sito sono il 20% delle richieste. In quel caso rispondo sempre io all’e-mail ma non faccio mai io la prima chiamata, ma la fa Simone Montanari, uno dei web designer con cui lavoro più spesso.

Per richieste particolari, faccio anche diversamente. Ad esempio se il cliente è della zona di Torino, passo la richiesta ad un’altra mia collega web designer, Ljuba Daviè.

In tutti gli altri casi, se i clienti hanno bisogno solo di SEO o di AdWords, faccio fare la chiamata preliminare con la mia assistente Audra, la mia assistente virtuale, oppure chiudo tutto io per email.

Scusami, facciamo una parentesi ancora non tutti sanno che cos’è un’assistente virtuale. A breve scriveremo un articolo, una guida a riguardo, ma non darei per scontato che tutti conoscano questa figura professionale…

In pratica è semplicemente un assistente che non sta nel tuo ufficio, ma che è a disposizione per certi tipi di lavoro da remoto.
É importante il fatto che non è un lavoratore dipendente ma che è professionista in proprio.

Sì esatto… quindi Audra fa la prima scrematura dei contatti clienti.

Sì, io stessa per email e Audra con la telefonata.

Ad esempio io seleziono a monte: se mi chiedono lavori che riguardano ad esempio armi (anche finte), diserbanti o allevamenti intensivi, rifiuto per motivi etici.

Un’altra scrematura che faccio è quando vedo che le persone insistono per fare una chiamata introduttiva con me e non vogliono darmi qualche informazione per iscritto. Così diventa chiaro che non sarà facile lavorare insieme.

Ora ho anche un’altra assistente virtuale che si chiama Antonella e mi aiuta a fare il preventivo, mi crea la bozza.

Lavoriamo insieme da poche settimane e sono felice perché mi ero accorta che nonostante tutto le persone aspettavano 20 giorni per un preventivo.

Ora abbiamo ridotto più o meno a quattro giorni lavorativi.

Fornisco io l’indicazione ad Antonella sui servizi da mettere e lei lo scrive, in ultimo io lo riguardo e lo invio.

Dico che rimango a disposizione anche se i preventivi sono molto dettagliati e quasi mai mi chiedono chiarimenti.

Come prepari i preventivi?

Parliamo di preventivi visto che ci siamo arrivati, hai detto che sono molto lunghi. Questo vuole anche dire che hai un po’ standardizzato i pezzi?

Sì, però lo standard va bene solo per i preventivi piccoli.

Quindi la tua assistente è in grado di metterlo insieme quasi tutto da sola?

Sì, è molto brava perché fa quasi tutto lei a partire da un vasto archivio di preventivi.

Poi diciamo che visto che lo invio io lei non deve stare a preoccuparsi troppo perché prima di inviarlo, lo controllo e correggo. La responsabilità rimane mia, naturalmente.

Restando sui preventivi, vediamo la questione tariffe e prezzi. Ti capita mai di negoziare?

No, mai. Meno del 5% delle volte: ogni tanto qualcuno mi chiede uno sconto motivato.

Motivato da cosa ad esempio?

Per esempio c’era un’azienda agricola per cui l’Iva è un costo. Il preventivo era più che giusto, ma comunque ho fatto € 100 di sconto.

Hai consigli su preventivi magari da errori passati o batoste che hai preso?

Batoste no però ad esempio per la SEO, devo mettere un limite di tempo entro il quale il progetto va concluso. Siccome ci sono molte cose che il cliente deve fare nel corso del lavoro, spesso nel preventivo ormai scrivo che se entro un anno non ha fatto la sua parte, io non mi considerò più impegnata.

Per i contratti mi ha aiutato un’avvocata molto brava a cui a volte mi rivolgo, si chiama Silvia Tropea.

Inoltre mi sono rivolta a Francesca Taddei, una consulente sulla gestione del cliente, che mi ha fatto notare che è assurdo impegnarsi a consegnare un lavoro entro un certo tempo se sono previste anche azioni da parte del cliente.

Quindi ora nei preventivi ci sono soltanto i tempi dei miei step: ad esempio ci metto tot a progettare l’albero dei contenuti, e così via.

Divido spesso il pagamento in più rate, perché così se va male io ci perdo soltanto il 15%. Sono tutelata, non mi può succedere nulla diciamo.

Un’altra cosa che vorrei fare è un’assicurazione, però per ora ho fatto soltanto quella sanitaria.

A riguardo potrebbe interessarti la nostra guida sul contratto in cui parliamo anche di questo aspetto di tempi e scadenze che vanno rispettate da entrambe le parti.

Come hai definito i prezzi?

Come sei arrivata alla definizione dei tuoi prezzi?

All’inizio mi ricordo che chiedevo un tot, ad esempio la SEO base costava € 300 poi € 400.

All’epoca mi sembrava la cifra giusta, ero contenta.

Poi quando ho cambiato regime l’ho alzata, la base costa € 800, però per base intendo proprio per microattività.

Per le aziende “normali” invece partiamo dai € 1800, fino ad arrivare ai 15/20000€ l’anno. Mi è capitato tante volte di fare un lavoro e rendermi conto della vera entità del lavoro solo dopo che l’avevo fatto… così la volta successiva ho semplicemente alzato il prezzo.

Mi è capitato anche di alzarli con lo stesso cliente e non ci sono stati grossi problemi.

E se ti dicono che il concorrente costa meno tu cosa dici?

Non mi succede, perché i concorrenti del mio livello costano uguale, alcuni anche di più, in particolare se sono agenzie. Io comunque cerco di confrontarmi con i concorrenti e se proprio qualche cliente mi dice che un altro costa meno io rispondo che io lavoro così. Io cerco anche di far pagare quanto uno può, ognuno secondo le proprie possibilità.

Bene, inauguriamo ufficialmente la sezione “meno sbatti” dell’intervista. Hai messo su questa rete di collaboratori, al momento sono web designer e copywriter,

Sì, web designer, copywriter e spesso anche newsletter manager, social media manager, brand designer.
E poi anche qualcuno per le digital PR. Un team liquido: io adesso quindi ho il mio socio e poi le varie persone con cui lavoro su specifici progetti. Io coinvolgo loro e loro coinvolgono me.

Prima parlavi di tre modalità di lavorare, fare il project manager è la tua opzione preferita, se potessi sempre scegliere?

Sì, prima era un po’ pesante, ma  adesso che c’è Andrea Chiga, il mio socio, è più leggero. Lui è un SEO come me, di lunga esperienza. Se io faccio il project manager, posso ad esempio delegare a lui alcune cose più operative.

È brutto essere il project manager e anche la persona che fa le cose perché poi c’è un conflitto di interessi.

Comunque, mi piace fare sia il capo progetto sia la parte operativa. Mi piace anche lavorare con i professionisti scelti dal cliente, anche se a volte può essere rischioso.

Se mi trovo bene con loro è un modo per creare altri contatti, altrimenti diventa difficile.
Ad esempio quando mi trovo a lavorare con un web designer che non conosco, chiedo al cliente di fargli leggere il mio preventivo dettagliato. Se già non si orienta con il mio preventivo vorrà dire che dovrò fare una call per ogni cosa, per spiegare le varie attività di cui ho bisogno. Non è quindi un buon segnale.

Mi hai già parlato dell’assistente virtuale nel capitolo produttività, magari vuoi parlarmi di Rete al Femminile? Che è un’altra bella realtà in cui sei coninvolta…

Sì, Rete al femminile nasce a Torino credo sempre nel 2013 che era un anno di grande fermento, fondata da Gioia Gottini, una professionista che si occupa di personal branding.

Ora la rete è un’associazione. La gestisce Danila Saba che è una job coach.

Si tratta di una rete su base provinciale, che vive sul gruppo Facebook e negli incontri mensili dal vivo.

Quindi quando io l’ho scoperta mi è piaciuta subito e mi sono candidata per fondare la Rete di Firenze, perché all’epoca vivevo a Firenze.

Quindi ho aperto Firenze: è stata un’esperienza bellissima e poi l’ho lasciata a Irena Palavršić, che è una mia cliente, una creatrice di gioielli, una pioniera di origini croate, sempre avanti.

Poi ho creato la Rete a Bologna. L’ho aperta da poco, la scorsa primavera. Ho imparato dall’esperienza di Firenze e Bologna è una città diversa, forse va anche meglio di Firenze.

Ci vediamo una volta al mese e facciamo dei corsi insieme. Per entrare bisogna essere in proprio, io prendo solo associate con la partita Iva o una società.

Tutti i mesi facciamo un workshop a turno, si impara, ci si conosce. Io ho già trovato due professioniste che ho integrato nel mio team liquido: Sibilla Garulli, una copy bravissima, e poi Antonella Cafaro, la mia assistente per i preventivi.

Come sono le sere e i week end…?

Molto bello, l’ultima domanda sulla sezione meno sbatti riguarda tutto quello che non è lavoro, sere, weekend, vacanze perché molti freelance hanno problemi.

No, io questo da tanto tempo l’ho risolto.
All’inizio, in particolare nel 2013 e nel 2014, era un po’ pesante, lavoravo tantissimo. Comunque sempre meglio essere freelance perché lavorare in un’azienda che non piace con il carico di tristezza del dipendente è pesante.

Già dal 2016 è andata meglio, adesso può capitare che lavori nel week end, ma non ho più quella pressione… sono proprio felice.

Che progetti hai per il futuro?

E ora una domanda clou da colloquio di lavoro, come ti vedi tra qualche anno? In che direzione stai andando o vuoi andare?

Mi piacerebbe ingrandirmi ancora un po’, sempre restando così in forma liquida, di modo che le persone non siano costrette a rispettare un luogo e un orario di lavoro. Non accetterò mai di imporre a qualcuno un luogo e un orario di lavoro, se non è necessario.

Hai sofferto da dipendente?

Sì,  ma mi sono sempre licenziata dopo pochi mesi. È sempre stata una cosa che mi soffocava, anche a scuola non andavo volentieri. Intendo proprio a lezione ogni mattina: studiare invece è sempre stato bellissimo per me. Invece all’università mi sono trovata benissimo, perché ero libera di organizzarmi.

Anche all’università c’erano gli orari ma la frequenza era libera e il calendario si componeva a piacere. Svincolata dall’obbligo, per me non era un problema andare a lezione. Sono contenta di vivere in questo momento storico perché posso vivere in libertà, come sognavo già da bambina.

Mi piacerebbe spostarmi un po’ di più sulla riorganizzazione dei servizi, perché quando vedo un’azienda mi piace aiutarla a ripensare i suoi servizi. Vorrei magari lavorare in partnership con colleghi che si occupano di service design, ad esempio.

Io da un po’ di anni mi interesso di architettura delle informazioni, grazie ad Architecta, l’associazione di cui faccio parte. Spero di coniugare la SEO con queste cose, molto stimolanti intellettualmente, sempre di più.

E ora 3 domande spot per chiudere…

Ci sono sempre le domande spot con cui possiamo chiudere a raffica. Se non hai le risposte non è un problema. Allora, se non avessi fatto questo lavoro cosa avresti fatto?

La ricercatrice di storia contemporanea, era quello che volevo fare prima.

Hai un libro da consigliarci?

Sì, un paio che consiglio spesso.
Uno si chiama Content Marketing, di Ann Handley, edito da Hoepli nel 2012.
Spiega le basi del concetto “farsi trovare”. Non è un libro tecnico sulla SEO, ma spiega come produrre contenuti utili.
Racconta ad esempio come sono state rilanciate alcune aziende in America, anche di piccole e medie dimensioni. Anche se non è recente, spiega proprio come entrare nella mentalità del produrre contenuti.

Un altro che ho letto da poco, in italiano si chiama “Prendi in mano la tua vita. Smettila di sognare e comincia a fare”. È un libro di Bernard Roth, un professore di Stanford che già dagli anni ’60 lavorava per aiutare le persone a cambiare la propria mentalità.

Aiuta a evitare di trovare scuse, a dire non voglio invece di non posso. Il libro l’ho letto solo lo scorso Natale, ma questa mentalità è la cosa che sta alla base di tutta la mia organizzazione del lavoro.

Hai un guru che segui e che dovremmo seguire anche noi?

Tanti, ne nomino qualcuno del mondo dell’architettura dell’informazione. Maria Cristina Lavazza, lei si occupa di customer journey, design thinking: aiuta gli altri a pensare. E poi Luca Rosati, anche lui fondatore della disciplina in Italia.

Con entrambi, e tanti altri, ho organizzato da poco SEO Architetture, un evento no profit a Firenze. Ci siamo confrontati su architettura delle informazioni e SEO. Si trattava del primo evento in Italia ufficialmente dedicato al tema.

Okay, direi che per oggi è abbastanza! Grazie mille per il tuo tempo e i tuoi consigli… ci vediamo in giro a uno dei tuoi eventi!


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